Direttore Sanitario del Centro Medico Eudermico Italiano dal 1964
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Ipertrofia e iperplasia PROSTATICA: vari stadi e evoluzione

L’iperplasia prostatica benigna è un processo ormono-dipendente, inizia a 30-35 anni per proseguire in modo variabile fino a 70 anni.

In questo processo ormono-dipendente il primo imputato è il testosterone prodotto per il 90% nei testicoli, o meglio il suo metabolita, il deidrotestosterone (DHT). Mediante tutta una serie di interazioni molecolari esso esercita un’influenza sulle cellule prostatiche. L’azione androgenica del deidrotestosterone dipende dal suo legame con il suo recettore per gli androgeni ad alta affinità che sono presenti nel nucleo della cellula e la sua affinità è di cinque volte superiore a quella del testosterone. Il deidrotestosterone è il principale metabolica del testosterone sia nella prostata che nella pelle, è convertito a deidrotestosterone dalle 5-alfa redattasi. Di questi enzimi ci sono due isoforme, il tipo 1 e il tipo2.

Se esaminiamo la storia naturale dell’iperplasia prostatica benigna rispetto al volume prostatico, si vede come andando avanti negli anni il volume aumenta, però il tasso di accrescimento è direttamente proporzionale al volume di base della prostata. Più il volume di base della prostata è grosso, più aumenterà negli anni. I sintomi fastidiosi sono i LUTS che, in base alla progressione della malattia, possono interferire con il ritmo sonno/veglia dei pazienti e anche con le attività quotidiane e quindi pregiudicare la loro qualità di vita.

Questi sintomi peggiorano con l’età: un uomo di 60 anni ha il 23% di possibilità di fare una ritenzione urinaria acuta, se vive altri 20 anni sale al 29%. Si nota anche che tra i 70 e i 79 anni un buon 46% presenta sintomi che misurati con gli scores dell’AUA (American Urological Association) sono maggiori di 7 e quindi di una certa importanza. La diminuzione del picco di volume minzionale e della variazione della velocità di picco va ad avere un decremento che prosegue con gli anni. I fattori principali per l’iperplasia prostatica benigna sono: un aumento del PSA, un aumento del volume prostatico e l’età, i sintomi secondari da considerare sono: la dimensione del flusso e l’aumento dei sintomi dei LUTS.

L’ipertrofia benigna ed il carcinoma della prostata si manifestano spesso con sintomi sovrapponibili e talvolta sfumati; perciò ogni paziente “prostatico” deve essere sempre valutato tenendo ben presenti entrambe queste patologie.
Dal punto di vista clinico la sintomatologia dell’ipertrofia prostatica viene suddivisa in tre stadi.
In una prima fase compaiono segni di tipo irritativi:
– aumentata frequenza diurna e notturna.
– minzione imperiosa.
– disuria.

Il secondo stadio, detto della ritenzione incompleta è caratterizzato dall’ostacolo alla evacuazione totale dell’urina.
I sintomi predominanti sono:
– ritardo o l’incapacità ad iniziare la minzione con necessità della contrazione dei muscoli addominali;
– diminuzione del calibro e la forza del getto urinario, con sgocciolamento perdurante alla fine dell’atto;
– minzione in due tempi con sensazione di svuotamento incompleto della vescica.

Il terzo stadio è caratterizzato da:
– Distensione vescicole con ritenzione cronica di urina;
– Minzione per rigurgito, spesso complicata da infezione urinaria recidivante,Ematuria e nei casi avanzati da ureteroidronefrosi bilaterale e conseguente insufficienza renale.

Tuttavia esistono dei fattori da non sottovalutare, che possono interferire sul quadro sintomatologico:
– Problemi psicologici;
– Stress;
– Regolarità dell’alvo;
– Fattori endocrini.

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